III Domenica di Avvento

d. Bernardo Artusi csl – Certosa di Firenze

Giunti a metà del cammino di preparazione al Natale, siamo invitati a gioire. E in questo invito alla gioia la liturgia esprime certamente il cuore di Dio, il suo più profondo desiderio per l’umanità: Dio ci vuole felici, ricolmi del suo Spirito, della sua Vita, più forte della morte. Eppure non ci sorprende la domanda che Giovanni Battista affida ai suoi discepoli dal carcere: “Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettare un altro?”. Una domanda che lascia trasparire un’esitazione, riguardo a “colui che deve venire”, il Messia atteso e annunciato da tanti profeti lungo i secoli. Cristo, nel suo comportamento, non doveva coincidere pienamente alle aspettative di Giovanni Battista. Più che un Messia potente e severo, egli appare mite e umile. Non certo un vincente, ma uno che si rivolge ai piccoli e ai poveri. Moralmente, sembra piuttosto discutibile, frequenta abitualmente pubblicani e peccatori. Non tiene le distanze, ma si coinvolge con i pagani: parla liberamente con una donna samaritana, perdona pubblicamente un’adultera, guarisce il servo di un centurione romano, si invita a casa di un collaborazionista dei romani. 

Giovanni Battista esita e il Cristo gli risponde, facendo sue le parole del profeta Isaia e con i segni concreti della sua azione, che si sta inaugurando un mondo nuovo. Non risponde direttamente, ma chiede a Giovanni di aprire gli occhi del cuore, gli occhi che sanno leggere con fede la storia e si lasciano sorprendere dal modo paradossale di agire di Dio. Il Dio del nostro immaginario, compie esattamente ciò che desideriamo e aspettiamo. Il Dio vivo e vero lo si conosce invece per rivelazione, ed è sempre oltre, oltre quanto ci siamo rappresentati, oltre quanto abbiamo capito di lui, oltre i nostri bisogni e le nostre aspettative. Beati quanti non si scandalizzano di lui, quanti non si scandalizzano del divario tra il Gesù reale e il Gesù sognato. Gesù lo si conosce da peccatori perdonati quale nostro Salvatore, che si manifesta nella sua misericordia. Non un concetto. Un incontro, un tocco del tutto unico e personale, che guarisce le nostre ferite, anch’esse così personali, da tracciare delle cicatrici riconoscibili, memoria indelebile sulla nostra pelle di quanto ci ha ferito, come anche del passaggio risanante di Dio.

Gesù delude le nostre aspettative umane di grandezza nel suo essere il più piccolo, infinitamente più piccolo delle nostre proiezioni. E nel farsi il più piccolo, diventa così grande al punto da incontrarci tutti.

Accogliere un tale Messia richiede una conversione. E Gesù indica anche nella persona di Giovanni Battista un segno che ci costringe a cambiare mente: non un profeta in morbide vesti, accattivante, ma un uomo del deserto, totalmente consacrato alla sua missione di annunciare, di preparare la via a colui che deve venire. La via la traccerà poi il Signore stesso, con la sua vita, e aprendo ai discepoli la strada e il modo stesso di seguirlo. Giovanni è il più grande dei profeti nel suo ruolo unico, e tuttavia il minimo nel regno dei cieli è più grande di lui. Giovanni rimane sulla soglia, sospeso nel suo vibrante desiderio, nella sua attesa, che il mite Agnello da lui annunciato colmerà. Davanti all’agire paradossale del Messia, Giovanni si pone in ascolto interrogando, rimane un cercatore della verità. 

L’invito alla gioia della liturgia di oggi risuona per tutti noi e può diventare un’esperienza personale se accettiamo che Dio ci inserisca nel suo disegno di amore, nel suo modo di amare, e lasciamo fare a lui. Allora anche per noi potranno aprirsi i nostri occhi e le nostre orecchie e saremo capaci di riconoscere il passaggio di Dio nei nostri deserti, nelle nostre pianure inaridite. Dio prende l’iniziativa, prepara il suo sentiero, fedele alle sue promesse. E continua a operare il miracolo di sfiorare il cuore dell’uomo e di risvegliarlo alla vera vita. Se rimaniamo aperti alle sorprese dello Spirito, Dio non mancherà di manifestarsi nella sua bellezza che fiorisce anche per ciascuno di noi.

II Domenica di Avvento

d. Bernardo Artusi csl – Certosa di Firenze

La liturgia di questa seconda Domenica di Avvento ci porta a contemplare la radice, il motivo della nostra più profonda speranza. Al tempo stesso, rinnova l’invito a stare svegli, a vigilare.

Possiamo sperare in pienezza perché Dio ci viene incontro, ci cerca da lontano e ha promesso che un germoglio spunterà. Esile come ogni germoglio al suo nascere, eppure forte della Vita di Dio, capace di farsi strada oltre ogni notte, ogni ostacolo, perché su questo germoglio, che ha salde radici ed è teso verso il cielo, si è posato “lo spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore” (Is 11,2), come canta Isaia lasciando intravedere un fedele ritratto del Cristo. Lui è il germoglio atteso, che si fa strada attraverso la crosta dura della nostra terra, della nostra umanità ottusa, per renderci partecipi dei suoi stessi sentimenti, per farci parte della sua Vita che può capirsi chiaramente, senza ombre, con il Padre, sorgente di ogni bontà e con il suo Spirito, che si può posare finalmente su un figlio dell’uomo, viva immagine del cuore del Padre. Questo germoglio, crescendo, “farà sentire la sua voce potente per la gioia del nostro cuore”, canta l’antifona d’ingresso. In Lui ci è promesso un battesimo, un’immersione piena in “Spirito e fuoco”, mandato per compiere la sua azione purificatrice raccogliendo i figli di Dio dispersi e bruciando la paglia (cf Mt 3,12) inutile delle nostre illusioni. 

Sì, le nostre illusioni sono meno che paglia esposta al fuoco, eppure facilmente fanno breccia nel cuore, fanno breccia nel nostro immaginario, soprattutto nella nostra mentalità religiosa. Incontriamo qui l’altro richiamo della liturgia odierna, quello alla vigilanza e alla conversione. Un richiamo che questa volta suona con la voce austera e quasi violenta del Battista: “Razza di vipere”, afferma rivolgendosi ai farisei e sadducei presenti. In realtà si rivolge a tutte le persone, di ogni epoca e religione, che si sentono perbene, a posto con Dio. Coloro che sono vittime delle loro illusioni religiose, assai pericolose, perché confondono la docilità a Dio con la soddisfazione personale e il perseguimento dei propri progetti personali. Questo atteggiamento porta a non incontrare il Dio vivente, a non lasciarsi incontrare da Lui, creando come uno schermo illusorio che impedisce la vera visione. Se non si arriva a rinunciare al nostro amor proprio e alle nostre pretese, non possiamo fare un passo per corrispondere ai progetti d’amore che Dio ha per noi. Corrispondere alla voce, autorevole e mite, che ci chiama da dentro, che ci sorride, dentro, avrebbe detto un mio amico. Allora Dio finisce per essere a servizio dei miei progetti: finisce per diventare il mio assistente universitario, direbbe qulcuno, la mia badante, o se si preferisce, il notaio che si limita a certificare le mie aspettative e la mia giustizia. A un tale Dio, si voltano presto le spalle, con delusione, perché Dio ci vuol bene e non può che deludere le nostre illusioni cieche. Anche la Chiesa deve sentirsi richiamata: non diventare pula destinata al fuoco a causa della sua rassegnazione alla mediocrità, che è l’altra faccia del perfezionismo supponente che fa a meno di Dio. Scivola presto nella mediocrità. 

Al grande pericolo dell’illusione religiosa fa da controcanto l’umile accostarsi di tante persone al Battista, semplicemente “confessando i propri peccati”. Sono stati attratti da quell’annuncio: “Il regno dei cieli è vicino”, e desiderano esserne sfiorati, non restarne fuori. E davvero nessuno è escluso, perché nessuno è pronto a priori, nessuno è a posto. Non servono sforzi di buona volontà, accenni di buoni condotta, propositi o decisioni, tutte cose inutili. Conta ammettere la propria debolezza, constatare un fallimento. Umanamente, ci sono tanti motivi per non confessare i propri peccati: perché li ignoriamo, perché ci autogiustifichiamo, perché prevale la vergogna, spia del fatto che non si è ancora conosciuto un amore così grande da neutralizzare ogni confusione e guarire il nostro senso di colpa. Non si è ancora conosciuto il vero Volto di Dio. Ogni confessore sa, invece, che il peccato nascosto, rimosso, avvelena e uccide. Esposto alla luce dello sguardo di Cristo, il peccato è invece confessione e certezza della Misericordia che copre il peccato e ci abbraccia, come solo l’Amore, divinamente, sa fare.

Prima Domenica di Avvento

d. Bernardo Artusi csl – Certosa di Firenze

La liturgia di questa Domenica inaugura un nuovo anno liturgico, che sarà accompagnato particolarmente dalla lettura del Vangelo di Matteo. La liturgia coincide anche con l’inizio dell’Avvento e i testi tratteggiano le condizioni di un cammino battesimale. La nostra vita è un cammino di conoscenza, di approfondimento, di progressiva adesione a Cristo. Ci vengono incontro l’immagine del cammino, dell’incontro, del risveglio, della vigilanza attenta, dell’illuminazione, dell’essere rivestiti di luce. Quasi a condensare, con forza, il senso della nostra vita di fede e della nostra sequela.
“È ormai tempo di svegliarvi dal sonno” (Rm 13,11), ci esorta Paolo con urgenza. Se la nostra vita di battezzati è paragonabile a un risveglio, tanto che possiamo definirci come dei “vivi tornati dai morti” (Rm 6,13), perché siamo rinati in Cristo a una vita nuova, a una vita redenta, facciamo tutti continuamente esperienza del rischio di ricadere nel sonno della morte, dell’apatia, della disillusione. L’uomo “vecchio” può sempre riemergere per tentare di affermarsi e così renderci insensibili alla Vita dello Spirito in noi. Ecco che la liturgia, mentre le giornate si accorciano di giorno in giorno, ci invita a vegliare, a non cedere al sonno. A chiedere la grazia di avere un cuore ben sveglio, recettivo, desideroso di incontrare, di lasciarsi incontrare.
Si veglia nel desiderio, facendo spazio, tendendo l’orecchio, scrutando nel buio. Non si veglia solo in momenti privilegiati della nostra vita o della nostra giornata, ma sul filo del quotidiano, fra mille difficoltà, imprevisti, prove che si possono profilare per noi, attorno a noi, per i nostri contemporanei. Come ci insegna la tradizione monastica, si veglia a nome della Chiesa, a nome di tutti. Semplicemente, stando in attesa, e chiedendo il dono di avere il cuore ben orientato verso Cristo.
Così ci è dato di camminare, nella luce del Signore che ci illumina da dentro: luce che ci è data dalla Parola, dalla Chiesa, non ci trasmette qualche nozione astratta su Dio o sulla morale: no, è una luce che illumina salvando, perché ci mette in cammino verso la vera Luce, che promette di colmare le attese del nostro cuore, anche se è notte. Senza tale luce che risplende dentro, rimaniamo nel sonno dell’incoscienza e nel buio delle nostre supposizioni, delle nostre illusioni, delle nostre aspettative deluse. Una luce che ci invita a discernere, a scegliere verso dove muovere il prossimo passo, anche quando il cammino avanti si snoda tra molte incognite e non ci è dato vedere lontano.
Il salmo responsoriale ci invita: “Andiamo con gioia incontro al Signore”. Andiamo incontro al Signore risorto, Lui ci attende alla meta e tante volte lungo il percorso si lascia riconoscere. E ogni riconoscimento dà gioia, dà forza ai nostri passi. La nostra forza, la gioia, la luce vengono da Cristo, che ci chiama a camminare verso il Mistero del suo rinnovato incontro.
Un nuovo cammino, senza sapere come si snoderà il cammino. L’attesa può essere estenuante, per questo conta la qualità della nostra vigilanza: se attendiamo nell’angoscia della paura o piuttosto nella certezza del cuore che ricorda e ama. La paura blocca, paralizza, esaurisce le nostre energie, ed è sempre cattiva consigliera, finendo per renderci prigionieri del nostro io.
L’attesa nell’amore guarda a Dio, che sa. E la Chiesa ci raduna amorosamente in ascolto della Parola perché cresca con i suoi lettori; la Chiesa ci riunisce attorno al banchetto della Vita, perché, nutriti interiormente ricordiamo che l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori, anche se il nostro cuore spesso dimentica o tradisce. L’amore di Dio ci abita, anche se in modo oscuro, così da farci pellegrini, liberi cercatori, in attesa dell’incontro che salva. Ringraziamo per questo tempo che ci è donato per deciderci a vivere per Cristo, in Cristo, quali figli della luce.

SACRO CUORE DI GESù

Sacro Cuore di Gesù, confido in Te!;
Dolce Cuore del mio Gesù, fa ch’io t’ami sempre più!;

O Gesù di amore acceso, non Ti avessi mai offeso!.

Queste sono alcune delle tante amorose e devote giaculatorie, che nei secoli sono state e sono pronunciate dai cattolici in onore del Sacro Cuore di Gesù, che nella loro semplice poesia, esprimono la riconoscenza per l’amore infinito di Gesù dato all’umanità e nello stesso tempo la volontà di ricambiare, delle tante anime infiammate e innamorate di Cristo.
Al Sacro Cuore di Gesù, la Chiesa Cattolica, rende un culto di “latria” (adorazione solo a Dio, Gesù Cristo, l’Eucaristia), intendendo così onorare: I – il Cuore di Gesù Cristo, uno degli organi simboleggianti la sua umanità, che per l’intima unione con la Divinità, ha diritto all’adorazione; II – l’amore del Salvatore per gli uomini, di cui è simbolo il Suo Cuore.
Questa devozione già praticata nell’antichità cristiana e nel Medioevo, si diffuse nel secolo XVII ad opera di S. Giovanni Eudes (1601-1680) e soprattutto di S. Margherita Maria Alacoque (1647-1690). La festa del Sacro Cuore fu celebrata per la prima volta in Francia, probabilmente nel 1685.  
Santa Margherita Maria Alacoque, suora francese, entrò il 20 giugno 1671 nel convento delle Visitandine di Paray-le-Monial (Saone-et-Loire), visse con grande semplicità e misticismo la sua esperienza di religiosa e morì il 17 ottobre 1690 ad appena 43 anni.
Sotto questa apparente uniformità, si nascondeva però una di quelle grandi vite del secolo XVII, infatti nel semplice ambiente del chiostro della Visitazione, si svolsero le principali tappe dell’ascesa spirituale di Margherita, diventata la messaggera del Cuore di Gesù nell’epoca moderna.
Ella già prima di entrare nel convento, era dotata di doni mistici che si accentuarono con la sua nuova condizione di religiosa; ebbe numerose manifestazioni mistiche, ma nel 1673 cominciarono le grandi visioni che resero famoso il suo nome; esse furono quattro rivelazioni principali, oltre numerose altre di minore importanza.
La prima visione avvenne il 27 dicembre 1673, festa di s. Giovanni Evangelista, Gesù le apparve e Margherita si sentì “tutta investita della divina presenza”; la invitò a prendere il posto che s. Giovanni aveva occupato durante l’Ultima Cena e le disse: “Il mio divino Cuore è così appassionato d’amore per gli uomini, che non potendo più racchiudere in sé le fiamme della sua ardente carità, bisogna che le spanda. Io ti ho scelta per adempiere a questo grande disegno, affinché tutto sia fatto da me”.
Una seconda visione le apparve agli inizi del 1674, forse un venerdì; il divin Cuore si manifestò su un trono di fiamme, più raggiante del sole e trasparente come cristallo, circondato da una corona di spine simboleggianti le ferite inferte dai nostri peccati e sormontato da una croce, perché dal primo istante che era stato formato, era già pieno d’ogni amarezza.
Sempre nel 1674 le apparve la terza visione, anche questa volta un venerdì dopo la festa del Corpus Domini; Gesù si presentò alla santa tutto sfolgorante di gloria, con le sue cinque piaghe, brillanti come soli e da quella sacra umanità uscivano fiamme da ogni parte, ma soprattutto dal suo mirabile petto che rassomigliava ad una fornace e essendosi aperto, ella scoprì l’amabile e amante Cuore, la vera sorgente di quelle fiamme.
Poi Gesù lamentando l’ingratitudine degli uomini e la noncuranza rispetto ai suoi sforzi per far loro del bene, le chiese di supplire a questo. Gesù la sollecitò a fare la Comunione al primo venerdì di ogni mese e di prosternarsi con la faccia a terra dalle undici a mezzanotte, nella notte tra il giovedì e il venerdì.
Vennero così indicate le due principali devozioni, la Comunione al primo venerdì di ogni mese e l’ora santa di adorazione.
La quarta rivelazione più meravigliosa e decisiva, ebbe luogo il 16 giugno 1675 durante l’ottava del Corpus Domini. Nostro Signore le disse che si sentiva ferito dalle irriverenze dei fedeli e dai sacrilegi degli empi, aggiungendo: “Ciò che mi è ancor più sensibile è che sono i cuori a me consacrati che fanno questo”.
Gesù chiese ancora che il venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini, fosse dedicato a una festa particolare per onorare il suo Cuore e con Comunioni per riparare alle offese da lui ricevute. Inoltre indicò come esecutore della diffusione di questa devozione, il padre spirituale di Margherita, il gesuita san Claude de la Colombiere (1641-1682), superiore della vicina Casa dei Gesuiti di Paray-le-Monial.
Margherita Maria Alacoque proclamata santa il 13 maggio 1920 da papa Benedetto XV, ubbidì all’appello divino fatto attraverso le visioni e divenne l’apostola di una devozione che doveva trasportare all’adorazione dei fedeli al Cuore divino, fonte e focolaio di tutti i sentimenti che Dio ci ha testimoniati e di tutti i favori che ci ha concessi.
Le prime due cerimonie in onore del Sacro Cuore, presente la santa mistica, si ebbero nell’ambito del Noviziato di Paray il 20 luglio 1685 e poi il 21 giugno 1686, a cui partecipò tutta la Comunità delle Visitandine.
A partire da quella data, il movimento non si sarebbe più fermato, nonostante tutte le avversità che si presentarono specie nel XVIII secolo circa l’oggetto di questo culto.
Nel 1765 la Sacra Congregazione dei Riti affermò essere il cuore di carne simbolo dell’amore; allora i giansenisti intesero ciò come un atto di idolatria, ritenendo essere possibile un culto solo al cuore non reale ma metaforico.
Papa Pio VI (1775-1799) nella bolla “Auctorem fidei”, confermava l’espressione della Congregazione notando che si adora il cuore “inseparabilmente unito con la Persona del Verbo”.
Il 6 febbraio 1765 papa Clemente XIII (1758-1769) accordò alla Polonia e all’Arciconfraternita romana del Sacro Cuore la festa del Sacro Cuore di Gesù; nel pensiero del papa questa nuova festa doveva diffondere nella Chiesa, i passi principali del messaggio di s. Margherita, la quale era stata lo strumento privilegiato della diffusione di un culto, che era sempre esistito nella Chiesa sotto diverse forme, ma dandogli tuttavia un nuovo orientamento.
Con lei non sarebbe più stata soltanto una amorosa contemplazione e un’adorazione di quel “Cuore che ha tanto amato”, ma anche una riparazione per le offese e ingratitudini ricevute, tramite il perfezionamento delle nostre esistenze.
Diceva la santa che “l’amore rende le anime conformi”, cioè il Signore vuole ispirare nelle anime un amore generoso che, rispondendo al suo, li assimili interiormente al divino modello.  
Le visioni e i messaggi ricevuti da s. Margherita Maria Alacoque furono e resteranno per sempre un picco spirituale, dove venne ricordato al mondo, l’amore appassionato di Gesù per gli uomini e dove fu chiesta a loro una risposta d’amore, di fronte al “Cuore che si è consumato per essi”.
La devozione al Sacro Cuore trionfò nel XIX secolo e il convento di Paray-le-Monial divenne meta di continui pellegrinaggi; nel 1856 con papa Pio IX la festa del Sacro Cuore divenne universale per tutta la Chiesa Cattolica.
Sull’onda della devozione che ormai coinvolgeva tutto il mondo cattolico, sorsero dappertutto cappelle, oratori, chiese, basiliche e santuari dedicati al Sacro Cuore di Gesù; ricordiamo uno fra tutti il Santuario “Sacro Cuore” a Montmartre a Parigi, iniziato nel 1876 e terminato di costruire dopo 40 anni; tutte le categorie sociali e militari della Francia, contribuirono all’imponente spesa.
Proliferarono quadri e stampe raffiguranti il Sacro Cuore fiammeggiante, quasi sempre posto sul petto di Gesù che lo indica agli uomini; si organizzò la pia pratica del 1° venerdì del mese, i cui aderenti portano uno scapolare con la raffigurazione del Cuore; si composero le meravigliose “Litanie del Sacro Cuore”; si dedicò il mese di giugno al suo culto.
Affinché il culto del Cuore di Gesù, iniziato nella vita mistica delle anime, esca e penetri nella vita sociale dei popoli, iniziò, su esortazione di papa Pio IX del 1876, tutto un movimento di “Atti di consacrazione al Cuore di Gesù”, a partire dalla famiglia a quella di intere Nazioni ad opera di Conferenze Episcopali, ma anche di illuminati e devoti governanti; cito per tutti il presidente dell’Ecuador, Gabriel Garcia Moreno (1821-1875).
Fu tanto il fervore, che per tutto l’Ottocento e primi decenni del Novecento, fu dedicato al culto del Sacro Cuore, che di riflesso sorsero numerose congregazioni religiose, sia maschili che femminili, tra le principali vi sono: “Congregazione dei Sacerdoti del Sacro Cuore” fondata nel 1874 dal beato Leone Dehon (Dehoniani); “Figli del Sacro Cuore di Gesù” o Missioni africane di Verona, congregazione fondata nel 1867 da san Daniele Comboni (Comboniani); “Dame del Sacro Cuore” fondate nel 1800 da santa Maddalena Sofia Barat; “Ancelle del Sacro Cuore di Gesù” fondate nel 1865 dalla beata Caterina Volpicelli, diversi Istituti femminili portano la stessa denominazione.
Attualmente la festa del Sacro Cuore di Gesù viene celebrata il venerdì dopo la solennità del Corpus Domini, visto che detta ricorrenza è stata spostata alla domenica; il sabato che segue è dedicato al Cuore Immacolato di Maria, quale segno di comune devozione ai Sacri Cuori di Gesù e Maria, inscindibili per il grande amore donato all’umanità.
In un papiro egiziano di circa 4000 anni fa, troviamo l’espressione della comune nostalgia d’amore: “Cerco un cuore su cui appoggiare la mia testa e non lo trovo, non ci sono più amici!”.
Lo sconosciuto poeta egiziano era dolente per ciò, ma noi siamo più fortunati, perché l’abbiamo questo cuore e questo amico, al pari di s. Giovanni Evangelista che poggiò fisicamente il suo capo sul petto e cuore di Gesù.
Possiamo avere piena fiducia in un simile amico, Egli vivendo in perfetta intimità col Padre, sa e può rivelarci tutto ciò che serve per il nostro bene.


Autore: Antonio Borrelli

TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE (B)

6 Agosto – TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE (ANNO B)

Prima Lettura

Dal libro del profeta Daniele (Dn 7,9-10.13-14)

Io continuavo a guardare,
quand’ecco furono collocati troni
e un vegliardo si assise.
La sua veste era candida come la neve
e i capelli del suo capo erano candidi come la lana;
il suo trono era come vampe di fuoco
con le ruote come fuoco ardente.
Un fiume di fuoco scorreva
e usciva dinanzi a lui,
mille migliaia lo servivano
e diecimila miriadi lo assistevano.
La corte sedette e i libri furono aperti.
Guardando ancora nelle visioni notturne,
ecco venire con le nubi del cielo
uno simile a un figlio d’uomo;
giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui.
Gli furono dati potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano:
il suo potere è un potere eterno,
che non finirà mai,
e il suo regno non sarà mai distrutto.
 

Salmo Responsoriale (Sal 96)

Il Signore regna, il Dio di tutta la terra.

Il Signore regna: esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
Nubi e tenebre lo avvolgono,
giustizia e diritto sostengono il suo trono.
 

I monti fondono come cera davanti al Signore,
davanti al Signore di tutta la terra.
Annunciano i cieli la sua giustizia,
e tutti i popoli vedono la sua gloria.

Perché tu, Signore,
sei l’Altissimo su tutta la terra,
eccelso su tutti gli dèi.

Seconda Lettura

Dalla seconda lettera di san Pietro apostolo (2Pt 1,16-19)

Carissimi, vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza.
Egli infatti ricevette onore e gloria da Dio Padre, quando giunse a lui questa voce dalla maestosa gloria: «Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento». Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte.
E abbiamo anche, solidissima, la parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino.

Vangelo

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 17,1-9)

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE (C)

6 Agosto – TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE (ANNO C)

Prima Lettura

Dal libro del profeta Daniele (Dn 7,9-10.13-14)

Io continuavo a guardare,
quand’ecco furono collocati troni
e un vegliardo si assise.
La sua veste era candida come la neve
e i capelli del suo capo erano candidi come la lana;
il suo trono era come vampe di fuoco
con le ruote come fuoco ardente.
Un fiume di fuoco scorreva
e usciva dinanzi a lui,
mille migliaia lo servivano
e diecimila miriadi lo assistevano.
La corte sedette e i libri furono aperti.
Guardando ancora nelle visioni notturne,
ecco venire con le nubi del cielo
uno simile a un figlio d’uomo;
giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui.
Gli furono dati potere, gloria e regno;
tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano:
il suo potere è un potere eterno,
che non finirà mai,
e il suo regno non sarà mai distrutto.
 

Salmo Responsoriale (Sal 96)

Il Signore regna, il Dio di tutta la terra.

Il Signore regna: esulti la terra,
gioiscano le isole tutte.
Nubi e tenebre lo avvolgono,
giustizia e diritto sostengono il suo trono.
  

I monti fondono come cera davanti al Signore,
davanti al Signore di tutta la terra.
Annunciano i cieli la sua giustizia,
e tutti i popoli vedono la sua gloria.

Perché tu, Signore,
sei l’Altissimo su tutta la terra,
eccelso su tutti gli dèi.

Seconda Lettura

Dalla seconda lettera di san Pietro apostolo (2Pt 1,16-19)

Carissimi, vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signore nostro Gesù Cristo, non perché siamo andati dietro a favole artificiosamente inventate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua grandezza.
Egli infatti ricevette onore e gloria da Dio Padre, quando giunse a lui questa voce dalla maestosa gloria: «Questi è il Figlio mio, l’amato, nel quale ho posto il mio compiacimento». Questa voce noi l’abbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte.
E abbiamo anche, solidissima, la parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere l’attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finché non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattino.

Vangelo

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 17,1-9)

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Storico Coronavirus

11 aprile. Aggiornato avvisi della settimana santa.

8 aprile. Aggiornato avvisi della settimana santa.

4 aprile. Aggiornato avvisi della settimana santa.

3 aprile. Pubblichiamo le indicazioni provenienti dalla nostra arcidiocesi in attuazione di quanto disposto dalla Congregazione per il Culto Divino, dalla Penitenzeria Apostolica, dalla Conferenza Episcopale Italiana e dalla Conferenza Episcopale Toscana. Le trovate negli avvisi della settimana santa.

28 marzo. Anche domani trasmetteremo in streaming la santa Messa delle ore 10 celebrata da don Antonino e quella delle ore 11.30 celebrata da don Alberto.

21 marzo. Per l’incontro di ieri della preghiera quaresimale, don Leonardo Guerri ci ha mandato un suo audio-saluto che potete ascoltare cliccando qui o nella pagina Quaresima 2020 sul nome di don Leonardo. Anche domani trasmetteremo la santa Messa in streaming alle ore 10 di don Antonino e alle ore 11.30 di don Alberto. Potete riceverla dalla pagina Messa in diretta.

19 marzo. Iniziative di preghiera per la solennità di San Giuseppe. Guardate negli avvisi della settimana.

15 marzo. Oggi abbiamo trasmesso le sante Messe celebrate da don Antonino (parzialmente per problemi tecnici) e don Alberto da Badia. Domani trasmetteremo la santa Messa dalla Casa di Riposo Piccola Betania alle ore 11. Celebra don Alberto.

14 marzo. Domani domenica 15 marzo trasmetteremo la santa Messa celebrata da don Antonino alle ore 10 dalla chiesa di Badia. E alle ore 11.30 quella celebrata da don Alberto. Non potendo partecipare di persona potrete seguirla dal computer. Trovate il link per agganciarsi alla diretta qualche minuto prima alla pagina Messa in Diretta.

13 marzo. Per l’appuntamento con la preghiera che era in programma oggi alle 20.30 con tema “L’invidia della grazia altrui vs Fede” e che non ha potuto aver luogo a causa del Coronavirus, don Francesco Vermigli ha preparato un video per noi con la sua relazione. Lo potete vedere su Youtube a questo indirizzo.

11 marzo. Cari parrocchiani, ci stiamo attrezzando per trasmettere la S.Messa in streaming da questo sito. Intanto ogni sera vi invitiamo a unirci in preghiera, stando a casa propria, con il santo Rosario alle ore 21.30. Noi sacerdoti (don Antonino e don Alberto) continuiamo a celebrare la s.Messa ogni giorno per tutti. Anche se non potete parteciparvi potete unirvi a noi con la Comunione Spirituale (con il desiderio che per ora rimane insoddisfatto della comunione). Stasera alle 19 dal santuario del Divino Amore il santo Padre, papa Francesco, affiderà tutta l’umanità a Maria. Potete seguirlo su TV2000.  Facciamo tutti lo sforzo di evitare di uscire di casa il più possibile e di evitare contatti per arrestare il diffondersi del contagio. Un abbraccio fraterno a distanza.

8 marzo. Attenzione carissimi, è di stanotte il provvedimento che sospende tutte “le celebrazioni liturgiche e ogni altra funzione religiosa” – e quindi la celebrazione pubblica della santa Messa – “comprese le esequie” da oggi fino a nuove indicazioni. Il vescovo si raccomanda di eseguire quanto disposto. Qui il decreto di stanotte che stabilisce questo provvedimento (art. 2 lett. v). E’ sospesa anche la adorazione eucaristica a san Pierino.
Il gruppo dell’Apostolato della preghiera ci invita a unirci in preghiera, stando a casa propria, dicendo insieme il rosario alle ore 19 per chiedere la fine di questo flagello. Pubblichiamo una lettera scritta da un medico di Bergamo, che circola sui social-media, che ci fa capire la drammaticità della situazione e come queste misure siano giustificate.

5 marzo. Al provvedimento di sospendere le Benedizioni delle Famiglie la Conferenza Episcopale Toscana ha aggiunto anche la sospensione degli incontri di catechismo almeno finché resterà in vigore la chiusura delle scuole. Impegnamoci tutti a pregare per chiedere a Dio la fine di questo flagello.
don Antonino e don Alberto


Si rende noto le ultime disposizioni (del 5 marzo) della CEI e della Conferenza Episcopale Toscana in merito all’emergenza CoronaVirus.
A esplicitazione delle disposizioni della CET, l’ufficio liturgico della nostra diocesi ha comunicato quanto segue riguardo la celebrazione eucaristica:
–        mantenere la distanza di un metro tra le sedute di ogni singolo fedele, sia sulle panche, sia sulle sedie;
–        mantenere la stessa distanza di un metro tra i membri del coro;
–        invitare a mantenere la distanza di un metro nella processione per ricevere la comunione;

Avvisi della settimana dal 10 al 16 giugno 2019

Giovedì 13 è la memoria di Sant’Antonio di Padova. Alla santa Messa delle ore 18 saranno benedetti i panini.

Venerdì 14 alle ore 18.30 nella cappella della Misericordia la santa Messa per tutti coloro che fanno attività caritative in parrocchia.

Sabato 15 alla santa Messa delle ore 18 ci sarà il nostro Vicario Generale mons Andrea Bellandi, neo nominato vescovo di Salerno. Partecipiamo numerosi per salutarlo calorosamente. Dopo la messa ci sarà una cena al Centro Incontri. Prenotarsi entro giovedì.

Avvisi della settimana dal 17 al 23 settembre 2018

Venerdì 21 alle ore 21.15 al Centro Incontri, don Antonino incontra i genitori dei bambini che quest’anno faranno la Prima Comunione, cioè i bambini che fanno la IV elementare.

Venerdì 21 alle ore 21 nella chiesa di San Pierino, il primo degli incontri mensili di preghiera per le necessità delle famiglie davanti al Santissimo Sacramento. Guiderà la preghiera don Alberto.

Domenica 23 alle ore 17 in Duomo ci sarà la S.Messa per la consegna del mandato agli operatori pastorali (catechisti, ecc.) e la ripresa del cammino sinodale.